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Sport, un ponte tra culture: Sardinia-Bangkok con seicento ragazzi

Corriere-Buone notizie pubblica l'articolo di Manolo Cattari che, con Uisp Sassari, ha promosso l'iniziativa internazionale

 

Corriere-Buone Notizie ha pubblicato l'articolo firmato da Manolo Cattari, presidente Progetto Albatros, che insieme all'Uisp Sassari ha promosso questo viaggio di sport e inclusione in Thailandia. Sulla pagina Facebook di Manolo Cattari è possibile trovare i video che raccontano la spedizione.

Di seguito l'articolo di Manolo Cattari.

Sardinia-Bangkok, un ponte tra culture diverse in cui lo sport diventa il veicolo di contaminazioni positive e un mezzo per promuovere valori di inclusione e rispetto tra diverse comunità. Promosso e pensato da Albatross Ssd Srl e Uisp Sassari, Sardinia-Bangkok ha rappresentato un’occasione concreta per riflettere sui valori universali di uguaglianza, inclusione e crescita reciproca, promozione della parità di genere nello sport e diffusione di valori di sostenibilità e tutela ambientale. Tutti valori su cui le due organizzazioni fondano da sempre il loro agire nel territorio in cui operano. 

Così siamo partiti. Con Loredana Barra, responsabile Politiche educative e inclusione Uisp; Caterina Branca, docente della scuola primaria "Bellieni" di Porto Torres; Giuseppe Salis e Valentina Sias come project manager: insieme con l’intento di utilizzare il linguaggio universale dello sport, abbattendo le barriere e valorizzando le differenze attraverso attività educative e momenti di condivisione. L’avevamo pensata in questo modo e in questo modo è andata: al di là di ogni aspettativa. Cinquecento bambini di quattro scuole diverse, tra primaria, secondaria e superiori. E circa sessanta studentesse dell'Università di Surin, facoltà di Scienze dell'educazione. Con loro abbiamo giocato, riso, fatto meditazione. Fondamentale, al termine di ogni incontro, lo scambio con le loro docenti. Un po' di fatica per la lingua, tra inglese, thailandese, italiano e un po' di sardo. L'ultimo giorno l'incontro con le quaranta giocatrici di calcio, una comunità educante, di quelle che studi e leggi sui libri.

Rispetto, condivisione, collaborazione. La vera inclusione, quella dove ognuno non solo sa, ma sente di essere parte di un tutto. Visi, colori, odori che ci hanno inondato e che abbiamo respirato per dieci giorni. Lunghi, faticosi, emozionanti. Ora che siamo a casa abbiamo la consapevolezza di avere progettato un ponte di relazioni e condivisione e portiamo dentro di noi la fiducia che questo ponte possa essere attraversato da più persone possibili. Questo viaggio rappresenta un’opportunità per creare un impatto positivo nel proprio territorio attraverso la collaborazione e oltre la competizione; un viaggio che punta diffondere lo sport e la cultura del movimento costruendo ponti di relazione e inclusione, di resilienza e di cura; un viaggio che è testimonianza di percorsi di emancipazione in cui diversi corpi attraverso l’impegno sportivo possono trovare percorsi di empowerment personale e di comunità. 

Perché ogni storia di superamento, di sfida e di integrazione porterà un messaggio potente che rafforzerà il legame tra le diverse culture e comunità coinvolte. In questo contesto, lo sport è diventato veicolo di esperienze autentiche e di crescita, capace di ispirare e motivare, non solo chi partecipa direttamente al progetto, ma anche chi lo osserva.